POLVERE ALLA POLVERE - Parte Prima.

UN RACCONTO DI NICK PER HALLOWEEN.
Ho scritto questo racconto l'anno scorso, durante il periodo di fallimento della mia azienda. In un certo qual modo mi ha aiutato ad andare avanti.
L'ispirazione mi è venuta da Forte Poerio una struttura presente nel territorio di Mira (Ve).
Forte Poerio è uno di quelle fortificazioni costruite dall'esercito italiano per difendere la terraferma del veneziano in previsione di una guerra contro gli austriaci.
Quella guerra poi scoppiò davvero; noi la conosciamo col nome di Prima Guerra Mondiale, solo che Forte Poerio pur essendo nato da pochi anni era già superato in quanto a tecnlogia militare e praticamente non entrò mai in funzione.
La struttura oggi è di proprietà del comune di Mira che ne ha ricavato un bellissimo parco per la gioia la gioia di mamme e bambini ed è uno dei posti più tranquilli che ci possano essere.
Nondimeno mi é servito come ispirazione per il Forte Malibran del racconto.
Polvere alla Polvere alla fine, per quanto mi vogliate credere o no, è un atto d'amore per la bellissima città che mi ospita.
E non è certo un racconto "soft", siete avveriti.
Se vi piacerà ogni domenica posterò i capitoli seguenti fino alla conclusione.



Le luci delle macchine fuori danzavano come ballerine impazzite, di quelle che alla Dani, la sorella sfigata di Andrea piacevano tanto.
Andrea invece odiava nell'ordine: la sua famiglia originaria di giù; quel buco di culo di paese vicino il fiume Brenta dove erano andati a vivere; le ballerine della Scala che alla sorella piacevano tanto e perfino  sua sorella.
Povera cogliona la Dani! Sempre a sognare.
Non sarebbe mai arrivata alla Scala.
Alla Scala non prendono le ciccione di centoventi chili.
" Dì un pò, "napoli", ti xe indormensato? Movete Terun."*
Risate. A parlare poteva essere stato solo quel cretino di Thomas, arrivato all'appuntamento con la testa già bruciata.
" Stai zitto coglione. Non dimenticare che il fumo ce l'ho io. Vuoi che me ne vada e ti lasci senza?"
Un attimo di silenzio, Andrea capì subito di aver fatto centro; perfino gli accendini con cui i ragazzi già dentro fino ad un attimo prima si erano fatti luce avevano avuto un mancamento.
Solo una voce:
" Fumo?"
Poteva essere solo il cretino di Thomas: ignorante come una capra!
"E' così che giù chiamano la stecca. Dai Andrea non far caso a questo "goldone"**, per piacere sbrigati ad entrare altrimenti ci scoprono."
Tranquillizzato dalla voce di Stefano, il saputello della classe: l'unico che lo trattasse da amico Andrea si decise. Con un ultimo colpo di reni, dopo avere controllato per l'ennesima volta che la stecca di "fumo" fosse ancora al sicuro dentro il suo zaino, superò la finestra dagli scuri cadenti ed entrò nell'edificio.
Nessuno degli occupanti delle poche e frettolose macchine che sfrecciavano fuori li aveva notati,nessuno volle far caso ai motorini lasciati incustoditi; nessuno degli impiegati che tornavano dal lavoro si accorse che quattro ragazzini erano entrati dentro la fatiscente struttura di Forte Malibran. Solo una tranquilla signora dentro una vecchia Polo notò tra le fronde degli alberi mossi dal vento una delle luci tra le stanze del vecchio forte, ma non ci fece troppo caso.
La tranquilla signora aveva fretta: erano tre mesi che raccontava al marito la bugia della palestra con le amiche mentre in realtà si incontrava con il Giorgio,quello dell' Hotel Alle Campane e temeva che il marito sospettasse.
Ma lo stesso non voleva far aspettare troppo il Giorgio.
Ormai conosceva fin troppo bene la strada: le curve, le ringhiere, gli alberi scheletrici, l'incolta vegetazione trasformatasi in giungla a causa delle piogge, perfino il ridicolo forte ormai a pezzi.
I fari inquadrarono pigramente la pietra con l'iscrizione.
CAPITANO MATTIUSSI PROGETTO' E COSTRUSSE. 1912
Era quasi arrivata. Il Giorgio l'aspettava.
Non si accorse nemmeno della polvere sollevata dalle gomme della Polo.
Tanta polvere. Troppa.

1908.

Fuori faceva freddo. E umido, ma il capitano Mattiussi avrebbe preferito di gran lunga essere fuori.
Invece gli toccava di stare dentro quell'ufficio a Venezia e dover ascoltare i discorsi del suo superiore:
".... Le nuove costruzioni dovranno essere pronte nel più breve tempo possibile, lo vuole il Comando: l'intera zona di Venezia dovrà essere fortificata entro tre anni. Mattiussi io e lei sappiamo benissimo che nel giro di tre anni potrebbe esserci una guerra, molti a Roma non vedono di buon occhio l'alleanza con l'Austria- Ungheria. Dobbiamo essere pronti a tutto. Mi sta ascoltando capitano?".
Mattiussi si strinse nelle spalle, a lui quel tipo di discorsi non interessavano, si era arruolato per avere più possibiltà di poter esercitare il suo lavoro d'ingegnere. Non gli interessava l'idea di una guerra, così come non capiva il fanatismo di molti nei confronti delle "terre irredente". Per quello che l'interessava Trieste e Trento potevano tranquillamente tenersele gli Austriaci!
Decise di non sfidare la sorte ed esibì al suo superiore il suo miglior sorriso.
" Certo signore, capisco perfettamente."
La cosa sembrò funzionare, il generale riprese subito a parlare segnando un punto sulla carta :" Ecco. Mentre le costruzioni di Forte Tron e Forte Damo sono già state assegnate,lei è stato proposto per quest'altra costruzione "- il dito grasso segnò un punto nell'area vicina al fiume Brenta- " Forte Malibran sorgerà qui! Tra Malcontenta e Oriago."
Perfetto, maledì Mattiussi, proprio nella zona peggiore di tutte. In quelle terre la gente si ammalava ancora di malaria, il terreno era troppo argilloso per poter essere adatto. Ed era troppo lontano dalla sua Verona.
"Ah,non è tutto"-Proseguì il generale dopo un istante di silenzio, quasi se volesse prepararlo. O osservare la sua reazione:" Le è stato assegnato come supporto il capitano Carugati".
Carugati? Oh no, sacramentò dentro di sé Mattiussi, non di nuovo.
" Generale, la prego, non Carugati. I soldati non sono mai troppo tranquilli con lui. Generale se lo ricorda com'è andata a finire in Somalia?"
L'altro sbattè una manata sul tavolo.
" Quel caso è ancora sotto indagine capitano, e poi Carugati è un ottimo ingegnere. In più a quanto pare lei è l'unico che riesca a tenerlo sotto controllo. Ormai è deciso: vada pure capitano."
Fu un Mattiussi esasperato e furente quello che l' attendente Antonio Fusaro vide uscire dall'ufficio del generale Antinori. Fusaro pur abituato alle sfuriate del capitano, si spaventò lo stesso nel vederlo sbraitare e sbattere la porta.
E sorpassarlo a passo svelto come se nemmeno lo avesse visto. Fu solo nel lungo corridoio che li portava verso l'uscita che il giovane riusci a raggiungere Mattiussi.
"Allora com'è andata?"
" Ci hanno imposto Carugati. Ecco com'è andata" Rispose l'altro lisciandosi nervosamente i baffi a tortiglione.
" Porca...! Carugati ?"
I due uomini, si guardarono tristemente in faccia e poi finalmente all'esterno immersi nella nebbia veneziana, Fusaro per l'ennesima volta ripensò con nostalgia alle vigne assolate di suo padre alle pendici del Vesuvio.
Il giovane si sentì rabbrividire.
Non per il freddo però.


2011.
L'interno era freddo. Freddo e buio.
Appena entrati Stefano si era stupito della quantità di detriti tra i locali del Forte, le vecchie pavimentazioni a forma ottagonale erano ricoperte di stucchi, mattonelle e infissi, mescolati a questi spuntavano ben più prosaici e recenti segni di presenze più moderne: una lattina di birra, i resti di un vecchio fuoco acceso, delle siringhe. Thomas che aveva identificato in un angolo dei preservativi usati non la smetteva di ridere.
"Qualcuno si deve essere divertito molto. Meno male che il "professorino" aveva detto che in questo "letamaio" non ci viene mai nessuno".
Stefano c'era rimasto male, gli altri lo chiamavano il professorino solo ogni volta che volevano trattarlo da "nerd". Non che i loro cervelli sottosviluppati sapessero neanche cos'era un nerd, per inciso.
Ma il senso recondito era quello.
Di solito cominciava Thomas e quel senza palle di Luca lo spalleggiava; lui però aveva avuto un idea : sapeva che Stefano poteva tranquillamente arrivare a procurarsi della "roba di quella buona", così come sapeva che Thomas e Luca erano particolarmente sensibili a quell'argomento. Poteva essere una buona occasione per far si che i due bulletti della scuola lasciassero in pace il "nerd" e quello venuto da fuori.
Perlomeno all'inizio gli era sembrata una buona idea.
Anche andare dentro i locali del Forte era stata una sua iniziativa:stando là dentro, piuttosto che in  camera di qualcuno di loro non avrebbero corso il rischio di essere scoperti dai genitori.
In più il vecchio forte, risalente a prima della Grande Guerra lo aveva sempre affascinato, sin da quando il nonno, l'unico essere al mondo a cui fosse mai importato dell'esistenza del ragazzo, gli raccontava le vecchie storie sul Malibran o sul "vecio" come veniva chiamato in paese.
Così ora sdraiati nel posto più pulito che fossero riusciti a trovare i quattro, tra una rollata ed un tiro l'idea sembrava funzionare. Luca dopo neanche due tiri aveva già gli occhietti rossi mentre Thomas per una volta sembrava la persona più tranquilla del mondo.
Solo Andrea non faceva che lamentarsi della troppa polvere.
"Beh, che ti aspettavi? Il Danieli? Non dovresti essere abituato a vivere nelle topaie tu?"
"O strunz falla finita che se non portavo io il fumo a quest'ora stavi a tirati le pippe da solo in camera tua".
Ossignore,pensò Stefano pulendosi gli occhiali, possibile che Thomas e Andrea non la smettessero mai di punzecchiarsi?
" Sentite mentre fumiamo che ne dite se vi racconto la storia di questo posto?"
Nell'angolo in fondo,quello poco illuminato, Luca che finora era stato in religioso silenzio assaporando la sua canna, la faccia parzialmente illuminata dalla pila accesa emise una risata sguaiata:
"Ma falla finita "genio". Sappiamo tutti quello che è successo quà dentro"
Da qualche parte in lontanza un granello di polvere si smosse senza vento , senza sollecitazioni. Semplicemente si mosse da solo dapprima lentamente poi con sempre maggiore velocità.
Dopo un istante un secondo granello lo segui.
E poi un terzo.

Estate 1909.
I lavori procedevano a rilento e Giovanbattista Mattiussi era esasperato, non solo l'area scelta dall'alto comando era una fogna a cielo aperto ma quel maledetto Carugati si era rivelato perfino peggio di come se lo ricordava;non solo si presentava sul cantiere perennemente ubriaco, ma disattendeva in continuazione i suoi ordini. Anche su piccole cose, però ogni giorno ce n'era una nuova.
Come se non bastasse l'alto comando gli aveva inviato poco personale militare in supporto. Ragioni logistiche, gli era stato detto. In realtà a quanto pareva molti ufficiali avevano abilmente dirottato i propri uomini verso altre destinazioni ritenute più facilmente destinate al successo.
E poi c'erano stati gli incidenti.
Già gli incidenti; per ovviare alla scarsità di lavoranti militari Mattiussi aveva assunto molta manodopera tra gli abitanti del luogo. Inizialmente gli abitanti di Oriago erano stati ben contenti di guadagnare qualche lira in più ma dopo nemmeno una settimana avevano cambiato idea. Prima era stato un mattone che si era staccato a cadere in testa a un carpentiere che stazionava in basso, qualche giorno dopo era stato un operaio a precipitare da un soppalco.
Poi altri incidenti, piccoli e grandi. Sempre ad operai della squadra assegnata a Carugati.
Così erano arrivati al punto che molti si rifiutavano di venire a lavorare.
No. Decisamente Forte Malibran non nasceva sotto buoni auspici; proprio no.
Giovambattista Mattiussi buttò via le carte e i progetti; in quel momento avrebbe semplicemente voluto essere lontano da quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini.
O in alternativa, spaccare la faccia ad Alvise Carugati.
*    *     *   *        *      *     *
Antonio Fusaro da tempo non desiderava più di trovarsi tra i campi del padre, e non sognava più nemmeno l'assolato clima della sua Napoli; tra le nebbie venete ormai si trovava bene lui.
Gli era bastato conoscere Dora, la Dorina, come la chiavano tutti e subito si era perso nei profondi occhi scuri della ragazza. Da quel giorno  Antonio passava tutti i suoi momenti liberi alla Locanda Alle Campane dove la ragazza serviva come cameriera.
Lei apriva sempre le porte della locanda per lui e in privato gli apriva ben altro. Così quel ragazzo, che in vita sua non era mia stato con una donna, nemmeno con le professioniste dei bordelli, tra le braccia della Dorina aveva scoperto un universo completamente sconosciuto.
Le rotonde e matronali tette di lei erano diventate tutto il suo mondo, le sue natiche gli avevano fatto dimenticare perfino il ricordo della fidanzata giù al paese. E la fessura della ragazza ogni volta che lo reclamava gli faceva decidere ogni giorno di più di fermarsi in quel paese.
E di rimanere sempre avvinto a lei.
Perfino il padre di lei, un burbero e sospettoso, contadino aveva accettato quell'insolito fidanzamento, e permetteva alla ragazza, magari accompagnata dalla sorella minore Adele, di portare un fazzoletto col pranzo al "suo" napoletano fino a dentro il cantiere.
Antonio Fusaro era un uomo felice. Con una piccola nube.
Aveva notato come quel vecchio laido di Alvise Carugati guardava le due ragazze quando si presentavano sul cantiere. In particolare come guardava Adele che era poco più che una bambina.
E quello sguardo lo spaventava.
( Continua...)
* Traduzione dal dialetto diffuso nella provincia di Venezia:
"Ti sei addormentato? Sbrgati terrone."
** Il goldone in dialetto veneziano è il preservativo, l'espressione viene anche utilizzata come sinonimo di coglione.

6 commenti:

Massimo Citi ha detto...

Ben fatto, Nick. Ottima anche l'idea di pubblicarlo a puntate, anche se temo che la scadenza settimanale sia un po' troppo rallentata, soprattutto conoscendo il procedere del racconto. Comunque hai fatto bene. E a chi capitasse di passare da queste parti consiglio vivamente di continuare la lettura.
Piccolissimo appunto (eccheppalle, lo so): il punto di vista dei ragazzi è sempre quello di Andrea. Ma a un certo punto c'è un: "Pensò Stefano", ovvero un brusco cambio di punto di vista che lascia per un attimo confuso il lettore.

Nick Parisi. ha detto...

@ Max.
Grazie max.
Anche per aver rotto il ghiaccio con i commenti.
Segno il tuo appunto (grazie anche per questo) correggerò la cosa in sede di revisione.
Sulle tempistiche, ci sto pensando.
Vediamo come va la reazione alla prima puntata.

Ariano Geta ha detto...

Attendo la seconda parte per leggere tutto insieme.

Nick Parisi. ha detto...

@ Ariano.
Credo che mi ci vorranno piú puntate perchè il racconto è lunghetto.

Carlo ha detto...

Ciao veramente notevole. Complimenti :)

Nick Parisi. ha detto...

@ Carlo.
Grazie Carlo e benvenuto su Nocturnia. ;)

Ricordando il passato

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