ITALIAN GOTHIC: INTERVISTA A SAMUEL MAROLLA.

In occasione di Halloween vi propongo l'intervista con Samuel Marolla uno dei migliori scrittori horror tra quelli della nuova generazione.
L'intervista avviene anche in concomitanza con l'uscita di un nuovo eBook dell'autore milanese
intitolato RACCONTI CRUDELI .
E così con l' annuncio  di questo nuovo eBook, finalmente anche Nocturnia può vantare una notizia in anteprima nazionale.
BUON HALLOWEEN A TUTTI QUANTI!
Io purtroppo, lo passerò in una barbosissima riunione condominiale...SIC ! :(

Nick : Ciao Samuel, benvenuto su Nocturnia, innanzitutto grazie per aver accettato. In questi mesi hai pubblicato la tua seconda Antologia personale, sei diventato uno scrittore conosciuto nell'ambiente del fantastico italiano, adesso ti chiedo di ripercorrere il tuo passato.
Sei sempre stato un appassionato di narrativa Fantastica ? E se si cosa ti ha avvicinato a quel mondo?

 Samuel Marolla: Sì, sono sempre stato un appassionato di narrativa fantastica. Da bambino i primi libri che ho acquistato autonomamente, attirato dalla trama, sono stati: A Volte Ritornano di Stephen King, Il Signore degli Anelli di Tolkien, e una raccolta di racconti di Fredric Brown. Da allora non ne sono più uscito.

 Nick: Quando hai capito che saresti voluto diventare uno scrittore?

Samuel Marolla: A sei anni, quando inventavo storie nella mia testa e cercavo poi di metterle su carta. Nel quaderno di scuola riportavo eventi di fantasia legati ai miei compagni di classe: erano i primi abbozzi di racconto. Verso gli otto o nove anni ho inventato una rivista di racconti interamente scritti da me, poche pagine battute a macchina, che cercavo di distribuire in classe. Il prezzo era cinquecento lire. Si chiamava “Dracula” (il che può lasciare intuire vagamente quale fosse il contenuto.

 Nick:  Esordisci se non ricordo male con l'antologia L'ALTALENA delle ed. XII (collaborazione poi continuata con ARCHETIPI e con CARNEVALE).


  Marolla : Se si esclude qualche breve racconto sul web, “Una notte al Ghibli” è stato il mio primo lavoro pubblicato a livello professionale. E’ stata certamente una bella soddisfazione.

Nick : In ARCHETIPI utilizzi per la prima volta per descrivere le tue creature del male, il termine "Malarazza", che se non ricordo male è nella realtà è il titolo di una antica ballata siciliana cantata anche da Modugno. Perchè proprio quel termine e se puoi descriverci il tuo concetto di "malarazza" dato che nei tuoi racconti lo utilizzi sia per descrivere demoni, che vampiri che sirene.

 Marolla:  Si dice spesso che l’horror non è altro che una metafora della nostra vita. La “malarazza” è un termine perfetto in questo senso, perché rappresenta un certo tipo di mostri speculari a entrambi i mondi: quello della fantasia e quello reale. Ne siamo invasi; alcuni li vediamo, altri no.

 Nick : Tu utilizzi molto il folklore (milanese, ma anche siciliano e napoletano) nelle tue storie, da cosa deriva quest'interesse?

Marolla: Trovo che in Italia abbiamo un’enorme riserva di storie non raccontate, vale a dire il nostro folklore, spesso dimenticato oppure considerato qualitativamente inferiore ad altre influenze. Allo stesso tempo, le storie folkloristiche sono un’arma a doppio taglio, rischiano di diventare una sorta di “leggenda metropolitana”, quindi preferisco inserire piccoli elementi in storie di più ampia portata.

Nick:  La maggior parte delle tue storie sono ambientate a Milano, che più che uno sfondo spesso agisce come comprimaria  delle tue storie, Milano però è una città complessa e stratificata , come usi e come riesci ad integrare questa complessità nelle tue storie?

Marolla: Milano è il palcoscenico ideale per le mie storie di paura e spesso è essa stessa protagonista. Come tutte le metropoli antiche e sufficientemente grandi, generano suggestioni di ogni genere. Milano è una fucina inesauribile di storie. Mi basta girarci per un po’ e le storie vengono fuori da sole.

 Nick: Il 2009 in un certo senso è il tuo anno di svolta, esce per Mondadori l'antologia MALARAZZA . Parliamo un pò della genesi di questa Antologia .

Marolla: E’ stata una bella esperienza. Nella pratica è stato un processo molto semplice. Ho saputo che ero stato selezionato per Epix, la nuova collana da edicola di Mondadori dedicata al fantastico. Non dovevo fare nulla, se non attendere gli sviluppi. Dopo circa un anno, mi arrivò il testo editato per le ultime correzioni. Aggiunsi tre racconti (l’antologia originale era più breve) e il tutto andò in stampa. Dopo due mesi ero in edicola.

Nick : In molte storie di MALARAZZA  come La Pista Ciclabile e Te Nero riscontro influenze Kinghiane e Lovecraftiane, sbaglio?

Marolla: Sì, è così. Lovecraft e King sono fra i miei maggiori ispiratori, insieme a Buzzati, Bradbury e Scerbanenco.

Nick : Nello stesso periodo entri come sceneggiatore per la Dampyr della Bonelli, con una storia (LA LOCANDA DELLE ULTIME FESTE) in cui utilizzi ancora una volta il folklore stavolta europeo, so che la storia ha avuto una lunga gestazione.Ti va di parlarne?

Marolla: Sì, la storia ha avuto una lunga gestazione perché è stata la mia prima sceneggiatura professionale, e non è stato facile imparare le ferree regole del fumetto seriale bonelliano. Con tutte le pause del caso, ho impiegato quasi un anno per concludere le novantaquattro tavole, sotto l’attentissima cura di Mauro Boselli, che mi ha fatto da maestro. Il che per me è stato un grande onore.
Io sono un bonelliano di ferro, e quindi uscire in edicola con il mio nome sulla seconda di copertina è stata, ovviamente, una soddisfazione immensa.


Nick: Come ti sei approcciato al mondo di Dampyr ?

Marolla: Essendo appassionato di horror, l’ho seguito fin dal primo numero e ci ho trovato dentro un’appassionante e colta rivisitazione del tema dei vampiri, in chiave fumettistica moderna. La cosa che trovo affascinante della serie è la capacità di inserire temi anche sofisticati e complessi, dell’horror e del fantastico letterario, in una cornice al 100% action e “popolare”.

Nick:  Di Dampyr  tra soggetti e sceneggiature sono state pubblicate almeno tre storie tue, eppure so che presto comincerai a lavorare anche a Zagor. Quanto c'è di vero in questa voce e cosa significa per te lavorare su Zagor, uno dei personaggi più longevi del fumetto italiano?

Marolla: Per ora sto lavorando alla mia prima storia, il cui titolo di lavorazione è “HELLGATE BRUCIA !”. Hellgate è una prigione molto famosa nell’universo zagoriano, quindi il titolo può lasciare intuire abbondantemente di cosa parli la vicenda…
Per ora sono circa a tre quarti della sceneggiatura. I disegni sono di Paolo Bisi (ho già visto diverse tavole e le ritengo eccezionali).
Lavorare per Zagor è, oltre che un sogno che si realizza, un grande onore. Zagor è uno dei personaggi più longevi del fumetto mondiale, e questo comporta nei suoi autori l’assunzione di una grande responsabilità.

 Nick: Pensi che ci siano differenze tra l'attività di sceneggiatore e quella di scrittore o per te si equivalgono?

Marolla: Per me si equivalgono; cambia solo la tecnica. A me piace scrivere storie; che poi diventino narrativa o fumetti (o altro) è indifferente.
Chiaramente, la tecnica è molto diversa, ma affrontarle entrambe è stimolante. Non potrei mai rinunciare a uno di questi due tipi di narrazione; le amo entrambe allo stesso modo!

Nick: Torniamo alla narrativa: l' anno scorso  hai pubblicato LA MEZZANOTTE DEL SECOLO con le  Edizioni XII, una mia sensazione leggendo l'antologia è che rispetto ai tuoi lavori precedenti ci sia una nota in più di malinconia penso ad esempi a Il Ninja Bianco o a Ultima Sambuca al Bar dell'Ortica unita anche ad una maggior consapevolezza, insomma maggiore approfondimento. Sbaglio?

Marolla:  LA MEZZANOTTE DEL SECOLO  è più malinconica, e, in ogni caso, sono racconti scritti cinque, sei anni dopo quelli di MALARAZZA, per cui credo che qualche differenza ci sia.
I cambiamenti nel modo di scrivere, nel tempo, sono inevitabili, direi quasi fisiologici.
L’importante, per me, è restare coerenti e scrivere sempre e solo quello che desidero scrivere, senza seguire mode del momento.

Nick: Se dovessi consigliare una tua storia ad una persona che non ti ha mai letto quale considereresti più rappresentativa del tuo stile? E quale invece ripensandoci non ti ha poi soddisfatto più di tanto?

Marolla: “Sono tornate”, in MALARAZZA, è quello che ritengo maggiormente riuscita come storia di paura. “Tenebra al neon” è invece più rappresentativa del mio stile attuale.
Per quanto riguarda la seconda domanda: il racconto di MALARAZZA Il nemico è” l o considero acerbo e un po’ troppo ingenuo.

Nick: Molti lettori chiedono per una ristampa di MALARAZZA, che risposte puoi dargli tu?

Marolla: Che piacerebbe molto anche a me!
MALARAZZA  è difficile da trovare e so per certo che sono andate esaurite anche le copie in magazzino. Per cui suggerirei di girare la domanda ai diretti interessati (Mondadori)…………..

 Nick: Progetti futuri, sia come sceneggiatore che come scrittore; a cosa stai lavorando attualmente?

 Marolla: Dampyr e Zagor, sul fronte fumettistico, mi tengono costantemente impegnato, anche con nuove storie in cantiere. Sul fronte della narrativa, ho appena completato la prima stesura di un romanzo storico-fantasy a cui lavoro ormai da quasi due anni. A breve uscirà sul web un nuovo lavoro che verrà annunciato la notte di Halloween

Nick:  Quali dei tuoi colleghi scrittori e sceneggiatori segui ed apprezzi maggiormente?

Marolla: I miei riferimenti principali nella narrativa li ho già citati: King, Lovecraft, Bradbury, Buzzati, Scerbanenco. Nell’ambito del fumetto internazionale, come sceneggiatori prediligo Eisner, Frank Miller e Alan Moore. Andando su autori più “nuovi”, divoro qualsiasi lavoro di Mike Mignola, e seguo spesso Grant Morrison, Paco Roca, Joan Sfar.

Nick: Recentemente hai concorso all'ultima edizione del Premio Urania con il tuo romanzo MILANO ANNO ZERO, arrivando fino alla finale vinta poi sa Alessandro Forlani con I SENZA TEMPO. Parlaci di questa esperienza.

Marolla: Innanzitutto faccio pubblicamente i miei complimenti al vincitore e non vedo l’ora di leggere la sua opera, che ha una trama molto intrigante.
Beh, in realtà il concorso è stato davvero molto classico… ho spedito la mia opera, come tutti, e ho atteso i risultati!

Nick: Di cosa parla MILANO ANNO ZERO ?

Marolla: E’ un romanzo apocalittico, ambientato a Milano nel 2015 durante l’Expo. La città viene funestata da un diluvio che trasforma Milano in una sorta di New Orleans dopo l’uragano Katrina. Nell’ acqua però si nascondono creature anfibie ferocissime, di origine sconosciuta, che sbattono i pochi umani sopravvissuti al disastro, all’ ultimo livello della catena alimentare…
La città, irraggiungibile via aria e via terra, viene militarizzata dagli Incursori della Marina Militare, e inizia la vicenda vera e propria.
Il romanzo segue un trio di disastrati sopravvissuti, che cercano il modo di fuggire trovandosi in mezzo agli scontri fra militari e creature.


Nick: E' già stato opzionato per la pubblicazione? 

Marolla: Attualmente ci sono diverse possibilità, ma preferisco parlarne quando ci sarà qualcosa di certo.

Nick:   Ringraziandoti per la tua disponibilità, ti chiedo se c'è una domanda a cui ti sarebbe piaciuto rispondere e che invece non ti ho fatto.

Marolla: Grazie a te.
Sì, c’è una domanda che avrei voluto. La domanda è: “Quando hai capito che volevi scrivere fumetti”?
E la risposta è: “Quando da bambino leggevo lo Zagor scritto da Sergio Bonelli  e disegnato da Gallieno Ferri. Lì ho capito che quella era la strada maestra”.

TALKING ABOUT SAMUEL MAROLLA.

Copyright: Edizioni XII.
Il giorno 31 su Nocturnia potrete trovare una nuova intervista, in concomitanza della ricorrenza di Halloween.
Continuiamo infatti la nostra esplorazione della realtà italiana ponendo i riflettori su Samuel Marolla, probabilmente uno dei migliori autori horror venuti fuori in questi ultimi anni. Uno di quelli per cui è stata coniata l'etichetta di Horror Italian-Style.
Samuel è nato a Milano e nella stessa città si è diplomato in Sceneggiatura presso la locale Scuola del Fumetto.
Milano è un elemento eternamente persistente nelle storie pubblicate dallo scrittore, e non stiamo parlando solo di un elemento di sfondo, quanto piuttosto di una vera e propria coprotagonista di ogni racconto.
La Milano che ne viene fuori è una città viva pulsante, però con un cuore oscuro.

Oscuro e sudato, dal momento che la maggior parte delle storie si svolgono durante il periodo estivo, quando la sottile patina di civiltà che avvolge le nostre vite sembra scomparire lasciando spazio ai mostri.
Il male  descritto dai racconti di  Samuel Marolla è un male antico, incalcolabile, un male che vive nei miasmi del delirio, nel sangue di ossessioni quasi terrene nella loro malignità e da cui a stento si riesce a sopravvivere.
E anche quando questo avviene non c'è comunque scampo per  gli eroi marolliani , il freddo delle tenebre in un modo o nell'altro li reclamerà sempre.

L'esordio letterario avviene nel 2008 con il racconto Una Notte al Ghibli pubblicato nell'ormai quasi introvabile antologia L' ALTALENA pubblicata dalle Edizioni XII.
Una Notte al Ghibli è un racconto difficile da dimenticare; le reciproche confessioni che si fanno i due protagonisti, due uomini: un italiano ed un immigrato resi fratelli dall'aver conosciuto l'imponderabile e il perturbante nelle loro vite lasciano il segno anche nel lettore più distratto.

L'anno successivo è la volta di Sirene presente in  ARCHETIPI ,un altra antologia stampata dalla XII  in cui Marolla   pone le basi per un suo personale Pantheon demoniaco, nominando per la prima volta le creature della "malarazza", oltre alla riaffermazione del vero punto di forza della sua narrativa: la costruzione delle psicologie dei personaggi .

Copyright: Edizioni Mondadori.

Il vero punto di svolta avviene però con la pubblicazione della sua prima raccolta personale.
MALARAZZA   uscita sempre nel 2009 per i tipi di Mondadori  è un vero e proprio tour de force, un gigantesco ottovolante da cui però non si vorrebbe scendere. Quattordici storie ricolme di emozioni, ricche di dettagli e di subordinate che a parere di chi scrive rappresentano la migliore uscita, forse una delle poche  uscite degne di nota della pigolante e scomparsa Collana Epix della Mondadori ( l'altra unica eccezione potrebbe essere rappresentata da BAD VISIONS di Danilo Arona ).

Il 2010 è l'anno di Peste un altro racconto one-shot per l'antologia
CARNEVALE, forse la più bella delle antologie  che la XII  abbia mai pubblicato  (escludendo gli  orridi raccordini tra racconto e racconto, che secondo sempre il parere di chi scrive, rovinano alquanto l'atmosfera generale del libro).

Contemporaneamente Marolla  riesce a realizzare un suo vecchio sogno: entrare come sceneggiatore nello staff  Bonelli. Per il maggiore editore di fumetti italiano lo scrittore realizza, tra soggetti e sceneggiatura, diverse storie di DAMPYR  e presto dovrebbe cominciare ad occuparsi anche di uno dei personaggi storici della casa editrice.
Al momento tre sono le storie uscite del " Dampyr" Harlan Draka scritte da Marolla:
LA LOCANDA DELLE ULTIME FESTE.      ( Dampyr # 128)
LA BAMBOLA VENEZIANA.                         ( Dampyr # 143)
LA LOGGIA DEL CREPUSCOLO.                  (Dampyr # 149)


Copyright: Edizioni Bonelli.
All'anno scorso risale invece la seconda raccolta personale dello scrittore, uscita con l'evocativo titolo de LA MEZZANOTTE DEL SECOLO, dai toni forse più malinconici rispetto alla precedente MALARAZZA, ma probabilmente anche più maturi.
Per chi fosse interessato, a suo tempo ne ho parlato QUI.
 Mentre invece nel gennaio di quest'anno un nuovo racconto " a solo", Fobia viene ospitato su Urania .
La storia recente invece racconta di una partecipazione all'ultima edizione del Premio Urania ( quella vinta meritatamente da Alessandro Forlani ), con il romanzo MILANO ANNO ZERO.
Il romanzo al momento ancora inedito, riesce ad arrivare alla finale del concorso.
Gelosissimo della sua vita privata - non circolano molte foto dell'autore e, per rispetto alla sua volontà, non ne pubblico nemmeno io- da sempre Samuel Marolla alterna alla pubblicazione presso editore anche l'autoproduzione  di eBook  sia in lingua italiana che in inglese, anzi i questo senso poso annunciare, anche con molto piacere, che a giorni sarà annunciato  RACCONTI CRUDELI un nuovo "pargolo" dell' autore lombardo.

L'intervista completa sarà online, come detto all'inizio, il giorno 31, poi  un paio di giornate le passerò lontano dalla rete a folleggiare nel cosiddetto " mondo reale", nel frattempo ringrazio Marolla  per essersi prestato a farsi torchiare dal sottoscritto.

POLVERE ALLA POLVERE - un Racconto a Puntate.

II PUNTATA.
Pubblico a puntate questo mio raccontino vecchio di un anno in occasione della ricorrenza di Halloween. Se il racconto incontrerà i vostri gusti pubblicherò anche le restanti parti.
La prima puntata è apparsa QUI



2011.
Luca aveva approfittato di un attimo di distrazione degli altri per intascarsi un pezzo di fumo e adesso che quel mona di Andrea con la voce sempre più impastata raccontava del forte agli altri due con la scusa di andare a pisciare aveva deciso di andare a nasconderselo.
Parlasse pure il Mona, anche lui conosceva bene la storia: il forte era stato terminato nel 1912, avrebbe dovuto avere una decina di cannoni tra grandi e piccoli ma non era mai stato utilizzato perchè quel tipo di costruzioni militari era considerato già vecchio al termine dei lavori. Poi la guerra aveva risparmiato quei territori e dei novanta uomini previsti di guarnigione alla fine non ne era mai arrivato nessuno.
A scuola avevano fatto una ricerca sulla storia della zona, per questo lui sapeva tutte queste cose,perchè Luca non era scemo come voleva far sembrare,semplicemente arrivava sempre dopo gli altri.
Quella era la sua maledizione: era troppo grosso e dotato di un'espressione bovina perchè gli altri lo prendessero sul serio.
Però del Forte sapeva tutto, anche se i vecchi del luogo non ne parlavano mai con troppo piacere.
Perfino dentro la sua famiglia, si ripetè.
Da qualche anno il Demanio militare aveva concesso la gestione al comune, ma infinite erano le controversie al'interno del consiglio comunale sulla destinazione d'uso della fortezza. Per adesso ci andavano solo i ragazzi che in cerca di un posto nascosto per trombare. E gli sfigati come loro, che non riuscivano a trovare una ragazza pensò non con un certo malumore il ragazzo.
Il richiamo della vescica lo riportò a questioni ancora più terra terra; nel suo vagare era giunto dentro una delle vecchie camerate; in fondo seminascosto dalla onnipresente polvere c'era un mucchietto di detriti che avrebbe fatto al caso suo.
L'indomani sarebbe tornato da solo per riprendersi la "sua" stecca.
Alla faccia di quei tre "goldoni" là in fondo.
Luca spostò alcune pietre ed un grossa mattonella sbreccata, convinto che sarebbero bastate per nascondere il pacchetto ghignando come un bambino, felice come quando strappava le code alle lucertole.
Troppo preso per notare qualcosa muoversi dietro di lui, troppo preso per accorgersi del rigagnolo di polvere scura che dal soffitto aveva preso a scivolare sui muri.
E quando un primo, singolo solitario granello gli finì sulla nocca della mano, confuse il freddo ed il pizzicore con una puntura di ragno.
-"Luca! Che cazzo stai facendo?"
Thomas era lì. Sulla soglia, dietro di lui. Arrabbiato quanto basta.
Luca si girò verso di lui, pronto a blandirlo con un scusa.
Ma le parole gli morirono in bocca. Fu l'espressione improvvisamente spaventata dell'amico a fagli cambiare idea: spaventato da qualcosa che lui non vedeva.
Tutto in un attimo.
Luca si rigirò verso il cumulo di terriccio e rottami dove stava scavando.
E fu allora che vide.
La polvere. Solo così poteva essere definita, un immensa fiumana sporca che dirigeva verso di lui.
Il suo braccio ne fu investito.
Quello fu il momento in cui Luca cominciò ad urlare dal dolore; mentre dal moncherino dove prima c’era la sua mano adesso fuoriuscivano solo fiotti di sangue arterioso.
Istintamente tese l'altro braccio, quello sano verso l'amico; quasi una muta richiesta di aiuto, di salvezza.
Ma l'ultima cosa che Luca Fusaro ebbe modo di vedere fu il suo migliore amico che fuggiva.
Poi la polvere lo prese.
Fu come se il ragazzo non fosse mai esistito.

Mira 1909.
Alvise Carugati amava il suo lavoro, la sua creatura stava venendo su proprio come voleva lui.
ma più che del forte gli interessava "l'altra" costruzione, quella che nessuno poteva vedere.
Quella che ogni notte lui edificava ripetendo le formule del Libro,da solo, fuori le costruende mura del forte, quella che lui innaffiava col sangue degli incidenti.
Gli stessi incidenti che lui creava ad arte di tanto in tanto al cantiere.
Poche gocce bastavano. Poche gocce avrebbero fertilizzato il patto con i padroni del Libro.
Il Libro avrebbe avuto il suo tempio e lui avrebbe goduto di tutto ciò che desiderava.
Non sempre era stato così.
Ricordava ancora lo sguardo di riprovazione del padre quando aveva scoperto i suoi giochi.
Quel ricordo bruciava sempre nonostante fossero passati anni.
Il padre non aveva voluto capire; non importava che fosse solo la figlia di una serva, non importava che fosse lei a provocarlo con quei vestitini troppo corti.
Lo aveva guardato come se fosse lui ad aver sbagliato. Come se fosse lui il malato.
-"Era solo una bambina, non ne avevi il diritto."-Aveva mormorato l'uomo.
Solo per quello lo aveva costretto ad arruolarsi, solo per quello lo aveva fatto sbattere in Africa.
-"Nemmeno una famiglia potente come la nostra può tenere nascosto troppo a lungo uno scandalo come questo. Anche se ho pagato la madre dovrai, lo stesso sparire per un periodo, almeno finchè non riuscirò a far dimenticare la cosa"
Quella fu l'ultima volta che suo padre gli rivolse la parola.
Ma la guerra per le colonie, in definitiva, aveva rappresentato la fortuna di Carugati.
Era stato in Somalia che Carugati aveva trovato il Libro, ricordava ancora quel pulcioso villaggio vicino Merca. Quel sacerdote gli aveva insegnato tutto riguardo ai padroni del Libro e quei bambini erano così innocenti.
Non ne aveva lasciato vivo neanche uno.
Dopo aver giocato con ognuno di loro.

In quell'occasione aveva conosciuto Mattiussi,lo sguardo indagatore dell'ufficiale italiano aveva riportato in mente a Carugati quello del padre.
Ma ancora una volta il denaro di famiglia aveva messo a tacere lo scandalo...e del resto il Regio Esercito non avrebbe avuto nessun vantagio ad ammettere che nelle sue file militavano uomini come Alvise Carugati.
Così Mattiussi era stato obbligato a tenersi per se le sue accuse mentre lui veniva messo dignitosamente a riposo.
Ma adesso era tornato.
Presto avrebbe terminato l'opera iniziata in Africa e avrebbe avuto tutto quello che desiderava.
Alcune risate lo distrassero dai suoi pensieri, risate di bambine, Carugati notò un fascio di capelli rossi che correva portando un cestino. Il reduce, si rese immediatamente conto che si trattava di Adele, la sorella di quella servetta.
Quella fidanzata col militare napoletano.
Sì, pensò stringendo il suo bastone, presto avrebbe avuto tutto ciò che desiderava.



2011.
Le urla scossero Andrea dal suo intontimento, la canna gli sfuggi dalle mani.
Assieme ad un sospiro.
"Peccato"-pensò a voce alta "Proprio quando stavo sognando di avere una famiglia normale..."
Scosse Stefano assopito anche lui:
-"Sai una cosa Andrea ? Stavo sognando di mio nonno. Nel sogno era giovane e mi  avvertiva di uscire subito da qua dentro."
Andrea osservò attentamente l'amico, soppesò il suo sguardo ingenuo e sognante e poi si limitò a fare spallucce.
-"Davvero? Io no! Io stavo sognando le tette della prof d'inglese"
Qualcosa però era cambiato: il locale, se possibile, sembrava più buio ed oscuro di prima.
*    *      *     *     *
Thomas si era perso, adesso era in una stanza più piccola,un tempo quel locale aveva ospitato la ridotta della batteria, ma questo Thomas non poteva saperlo.
Una piccola feritoia quasi completamente sbarrata da una grata, lo divideva dall'esterno.
Quel poco di luce lunare che la grata lasciava entrare dentro sembrava irriderlo.
Per la prima volta da quando era bambino Thomas pianse.
*    *      *     *      *
"Niente. Sono scomparsi tutti e due".
"Probabilmente se ne saranno andati via; una di quelle due mappine mi ha portato via quasi tutto il fumo. Begli amici che hai."
"Non sono miei amighi, dai, conviene che ce ne andiamo via"
" Co 'o cazz, ma che vi siete messi d'accordo per coglionarmi? Io rivoglio indietro il mio fumo".
Quello fu il momento si accesero le luci.
*   *    *    *     *
Si era perso. Ormai era certo : aveva attraversato lo stesso corridoio almeno tre volte.
Una voce dentro di lui lo implorava di chiedere aiuto, di chiamare gli altri, ma non aveva troppa voglia di sfigurare di fronte al terrone. Decise di tornare nella ridotta, lì almeno c'era lo spicchio di luna a fargli compagnia, a non lasciarlo solo con la paura.
Ma questa era una cosa che non avrebbe mai ammesso col terrone.
"Che mi trovino loro se sono così in gamba"
Cercò di sporgersi più che poteva, era tutto uno scherzo, ne era sicuro, presto quel mona di Luca sarebbe ricomparso. Si erano messi d'accordo per spaventarlo, poco ma sicuro, ma lui gliel'avrebbe messa in culo a tutti quanti.
Come sempre del resto.
"Andè in figa delle mamme vostre, sfigati. Aspettate che vi metta le mani addosso e vedrete"
Con un occhio sbirciò fuori, si lasciò scappare un breve sospiro alla vista dei salici e delle quercie illuminate dalla luna. Dietro di lui, una luce si accese. Fu inondato dal calore inatteso.
Dalla stanza provenivano risate di bimbi.
*     *      *      *        *
La creatura che non aveva più corpo rideva, dopo tanto tempo, finalmente la vita era venuta a lui.
Alla fine , era stato richiamato. Qualcosa dentro di lui riconosceva tutte le mura, tutti gli angoli, tutti gli stucchi di quel posto. Le riconosceva ma sentiva che erano diverse.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta ? Chiese la vocina razionale dentro di lui.
Non importa. Gli rispose la parte ferina della sua essenza. Puoi tornare a giocare, puoi tornare a fare quello che desideri. Prima però c'erano delle porte da aprire: c'erano ancora delle vite dentro il Forte, vite con cui giocare, vite da assaporare.
Una delle sue terminazioni polverose scovò un piccolo grillo spaventato, la cosa se ne nutrì. C'erano cose ben più grandi da trovare.
La creatura che non aveva più corpo, la polvere che un tempo era stata un uomo si rimise in marcia.
La notte era appena cominciata.
*     *      *    *       *
La piccola gatta spelacchiata si scosse,i suoi cuccioli si lamentarono stringendosi lei. Non sapeva perchè ma sentiva la paura vicino a lei. I suoi piccoli si lamentarono in cerca di latte.
La gatta non sapeva cosa fosse cambiato. La paura dentro di lei le fece decidere che era arrivato il momento di spostare la sua tana.
( Continua....)

FANTAWEB 2.0 (2011)

Seconda recensione in poche settimane di un libro delle Edizioni Della Vigna, in questo caso rispetto al precedente POST c'è un motivo d'interesse in più, che riguarda in prima battuta la genesi stessa del volume.

Immaginiamo una discussione tra tante, una di quelle che nascono spesso tra appassionati di un determinato genere, ognuno di noi a modo suo  ha partecipato almeno una volta ad una discussione del genere.
poi ad un certo punto qualcuno fa una proposta ben definita:
quella di provare a realizzare in proprio un'antologia che contenga i racconti dei partecipanti di quel forum.
Ecco, più o meno è quello che è avvenuto in questo caso specifico.
Tutto nasce nel' aprile del 2009 su Anobii quando  per iniziativa dei membri di un forum sulla fantascienza .
Unico limite richiesto: quello di mantenere i racconti entro una lunghezza di quaranta cartelle.
Di racconti a quanto pare ne arrivarono tanti, proprio per questo Matteo Ciccone, uno dei forumisti  in questione si assunse il compito di effettuare una prima scrematura degli scritti messi a disposizione dai suoi compagni.
In seguito, come si è visto è arrivato anche l'editore, che d'accordo con gli stessi autori, ha effettuato una seconda scrematura prima di mandare il tomo in stampa.

Ora io non ho dati per poter giudicare la qualità dei racconti esclusi, posso però parlare di quelli presenti nella versione finale del libro e mi sento di affermare che tutti quelli scelti, per quanto mi riguarda,  hanno meritato la pubblicazione.


Le undici storie di FANTAWEB 2.0 si leggono volentieri, certo non ci sono guizzi particolari, magari manca l'elemento di eccellenza, quel qualcosa in più, il capolavoro se vogliamo definirlo così, la storia che sovrasta le altre e che ti cambia la vita, però non intendo questa mia affermazione in senso negativo.
Perché in FANTAWEB 2.0  ci sono undici racconti onesti, magari rinchiusi in una copertina un po anonima questo sicuramente, ma piacevoli; di quelli che si scrivevano una volta e che ci ricordano che la fantascienza è- o dovrebbe essere- prima di tutto una narrativa di idee, di sollecitazioni in cui anche l'elemento escapista - che c'è e che ci deve essere- non è mai espresso in maniera banale.
La fantascienza, ma anche il gotico italiano (sia pure in misura molto minore), secondo il mio umile parere, molto spesso patiscono un fastidioso effetto da "vorrei ma non posso", quasi un complesso d'inferiorità rispetto alle loro controparti d'oltreoceano.
Altre volte poi subentra l'effetto opposto, quando autori ed editori, tendono a partire per la tangente, quasi come se si vergognassero di star pubblicando un semplice libro di genere fantastico.  sono entrambe forme di autolimitazione , e lo sappiamo benissimo.
.Per fortuna però, questo non avviene nel caso in esame ed è questo il motivo per cui questa semplice antologia mi è piaciuta.
Onesti racconti di (buona) fantascienza, magari ibridata in alcuni casi, questo cercavo e questo ho trovato in FANTAWEB 2.0.

Un altro punto a favore sta nella varietà dei temi trattati, non c'è un unico filo conduttore ma vengono esplorati diversi topoi del fantastico: si va dal terrore puro alla hard science fiction, dalle percezioni extrasensoriali alle esperienze post mortem, dalla satira del fanatismo religioso alla classica  avventura spaziale.

Tra i racconti, ho particolarmente apprezzato Il Viaggiatore di Daniele Picciuti  che presenta reminiscenze ed echi che rimandano alle atmosfere del primo film della saga di ALIEN; Teorema Sinfonico di Massimo Ferri in cui i rapporti tra matematica e musica assumono valenze inaspettate; Il Senso della Vita del sempre più bravo Andrea Viscusi.
Vi siete mai chiesti qual'è il significato dell'esistenza?
Bene, nel caso conviene che cominciate a farvi questa domanda:la risposta  potrebbe servirvi nel momento in cui meno ve l'aspettate.
Anche se questa risposta e le conseguenze che determinerebbe potrebbero non piacervi.

Molto bello anche Come Sarabocchi sulla Lavagna di Alfredo Mogavero - in passato già autore dell'antologia personale SIX SHOTS per le Edizioni XII - che tratteggia  splendidamente una allucinante guerra un umanità ribelle e le truppe del cielo.
Probabilmente uno dei pezzi più personali di tutta la raccolta.

Invece mi ha lasciato un poco perplesso Jack Farner di Emanuele Gabellini ,  alla fine della lettura sono rimasto con un certo mi ha lasciato un certo senso di indeterminatezza e anche di "già letto", stessa cosa è capitata con  Dalla Culla alla Tomba, la novella che conclude il volume, opera di Alberto Cecon probabilmente i racconti hanno sofferto il limite delle pagine. Comunque, come sempre si tratta di meri ed opinabilissimi  pareri personali.

In conclusione: una piacevole sorpresa che mi ha dato qualche ora di relax ( e lo sa solo il cielo di quanto ne avessi bisogno), da provare sicuramente e che restituisce fiducia nei confronti della narrativa italiana.
Sempre meglio poi dell' ennesima ristampa di Asimov.

FANTAWEB 2.0. A cura di Matteo Ciccone.
Edizioni Della Vigna. Pagine 184
Volume Cartaceo Euro 11,50.

Due Minuti a Mezzanotte: Il Making of del mio Capitolo.

E' appena apparso all'interno del blog  Due Minuti a Mezzanotte  il mio capitolo della round robin omonima.
In questo momento sto provando delle sensazioni ambivalenti, sono felice di aver partecipato al progetto supereroistico di Alessandro Girola, d'altro canto sono ancora più contento di aver finalmente scritto il mio capitolo - bello o brutto che sia -e di essermi cavato via una gran responsabilità.
No, non fraintendetemi , lo rifarei ancora mille volte, mi sono divertito a leggere tutti i capitoli, mi sono divertito anche a scrivere il mio di capitolo.

La mia era più una sensazione simile all'ansia da prestazione, se mi passate questa definizione. Una round robin, non è per niente un progetto facile da gestire, non lo è per chi la crea e che poi deve controllare tutto l'ambaradan, non lo è per gli scrittori coinvolti che devono ( o dovrebbero ) cercare di amalgamare il  loro lavoro con quello di qualcun altro e che non possono ( o non potrebbero ) avere il pieno controllo creativo dei personaggi e delle sottotrame inventate.
In più, ed è qui che arriva il vero inghippo di tutta la questione,  ad un certo punto il numero dei personaggi e delle sottotrame inevitabilmente aumenta, questa è una conseguenza umanamente comprensibile di tutte le round robin. Io per primo, in un altro progetto, similare il Sick Building Syndrome avevo fatto una cosa del genere inventando altri characters piuttosto che seguitare con i plot precedenti.
In quel caso però il mio era il secondo capitolo, si può dire che ero uno dei "padri" della storia, paradossalmente ero meno preoccupato, molto più rilassato di quanto non lo sia stato stavolta.
Stavolta lo ammetto mi tremavano i polsi, non solo c'erano 27 capitoli prima del mio di ci tenere conto, ma il mio "parto"  sarebbe dovuto essere uno di  quelli col compito di preparare il rush finale della round robin.
Insomma c'era una lunga storia da gestire; tante "storie" di cui tenere conto.


Ammetto anche un altra cosa. Ad  un certo punto, più o meno a metà della storia, mi ero anche perso.
In più quell'ansia da prestazione di cui parlavo prima mi stava bloccando.
La vera svolta è avvenuta nel momento in cui Gianluca Santini, che mi precedeva in scaletta, è stato così gentile da mandarmi in anteprima il suo bel capitolo.
Così perlomeno avevo qualche giorno in più di tempo, in più ero sicuro che con le mie idee non avrei pestto i piedi a nessuno.
Di due cose ero sempre stato certo:  la prima era che avrei utilizzato Eddie, un Super con un potere minimale anzi totalmente inutile: quello di far crescere le piante.

Un personaggio insomma ridicolizzato dagli altri e senza nemmeno troppa fiducia in sé stesso.
Insomma una bella creazione del buon Paolo Ungheri in un altro buon capitolo.
Alcuni miei predecessori avevano però lasciato intendere che Eddie avrebbe anche potuto avere una sorta di trasformazione, un potenziamento. Già Domenico Attianese aveva nel suo capitolo fatto aumentare i poteri del giovane Super dandogli la facoltà di trasformare le cose organiche e inorganiche, tuttavia mi sembrava che "quello" rappresentasse solo l'inizio della trasformazione.
Il mio genere di personaggio, insomma.
Volevo essere io a gestire la fine di questa trasformazione.
E volevo essere io a gestire anche le reazioni di Eddie a questo evento.



Ho quindi ripreso in mano un Eddie in fuga da American Dream in compagnia di Bonnie, la Super col potere di calcificazione delle ossa e ho cercato di sviluppare un racconto su di loro.
Già quando Lady Simmons ha creato l'eroina aveva lasciato intendere una simpatia della ragazza  nei confronti di Eddie, quindi il materiale su cui lavorare c'era anche su questo senso.
Ho reso l'attrazione tra i due reciproca, mentre nel frattempo ho cercato di motivare l'incremento dei poteri di lui. Adesso Eddie è notevolmente più potente, la sua capacità di modificare la struttura delle cose trasformandole in organiche (più precisamente in vegetali) si spinge anche al corpo umano.
Contemporaneamente però per poterlo fare deve rubare le energie vitali di chi gli sta vicino.
Non subito, certo. Bisogna che passino delle ore in compagnia di un dato soggetto per poterlo fare ma alla fine questo sarà sempre il risultato finale.
Praticamente la perdita della capacità di potersi relazionare normalmente con gli altri.
Alle fine, dal momento sono convinto che da grandi poteri non nascono grandi responsabilità, quanto piuttosto grandi fregature, enormi sfighe, superbe rotture di scatole  ed ancora più grandi cause di stress ho lasciato un Eddie diventato uno dei Super più potenti,  uno dei pochi che a questo punto potrebbe impensierire Mezzanotte, però totalmente sconvolto per la perdita di quel poco di normalità che aveva prima.
Desideroso anche di vendicarsi di Salazar che pasticciando col  cervello del ragazzo molto probabilmente ha risvegliato questo potere latente.
Peccato che non si possano dare titoli ai capitoli della round robin, se dovessi darne uno al "mio"  lo avrei intitolato senza alcun dubbio: La Verità che ci rende Liberi".


Ho chiarito il tutto nel finale, senza ricorrere agli spiegoni malefici del tipo "As you Know Bob", molte cose le ho lasciate sottintese, altre mi sono limitato a suggerirle. Ci saranno altre persone che proseguiranno la storia ed era giusto lasciargli quanta più libertà d'azione possibile.

L'altra linea che ho cercato di seguire è stata quella di chiudere almeno una delle tante sottotrame e di continuare l'opera di sfoltimento del parco personaggi, questo sempre nell'ottica di favorire gli scrittori degli ultimi  sei capitoli, cosa peraltro già avviata da Gianluca.
Inizialmente avevo pensato di utilizzare Nightshift, però troppo importante era il personaggio e ritenevo che ancora non fosse arrivato il momento per far uscire di scena uno dei cattivi più cattivi.
Quindi la seconda scelta è caduta su Starcrusher anche perché francamente mi sembrava non avesse più nulla da dire e così facendo mi dava l'occasione  per poter chiudere definitivamente la vicenda dei criminali evasi.

Ho lavorato anche a tanti altri piccoli particolari per rendere godibile la storia. Da sempre sono convinto che i particolari debbano essere curati al dettaglio, c'erano ad esempio diversi personaggi creati e poi lasciati lì nel dimenticatoio ( non per colpa di nessuno. I personaggi creati ad un certo punto, erano veramente diventati troppi ). In quest' ottica ritenevo che il Jolly creato da Qwertyminus meritasse almeno una possibilità e ho quindi deciso di farlo ricomparire in un cameo verso il finale, così adesso anche lui si trova all'interno della Salazar Towers, se qualcuno vorrà potrà ulteriormente impiegarlo nella storia.

Adesso tutti i Super sono nel perimetro di Admiral City, la maggior parte anzi sono dentro la Torre.
I giochi sono fatti possiamo accingerci a ballare l'ultimo giro di questo folle valzer.

Non so se qualcuno utilizzerà le mie linee, non è questo l'importante, tanto come per il Sick Building alla fine questo è solo un gioco.
Mi rendo conto anche di aver barato inserendo un riferimento su un ipotetico legame tra Rebel Yell e Isabelle la moglie del Grande Toth, però mi sembrava giusto farlo . Non sono mai stato un gran fan dei primi comics della IMAGE, quelli solo scontri e pin-up alla Rob Liefeld per intenderci. Per me una storia supereroistica ben riuscita dovrebbe essere un mix di diversi elementi: amore, passione, guerre, approfondimenti psicologici, personaggi credibili e non scavati con l'accetta, trame interessanti e varie magari anche con una nota Horror o Sci-Fi.
Se dovessi indicare i miei preferiti tra i comics di supereroi citerei ASTRO CITY  di Kurt Busiek,  la JUSTICE LEAGUE INTERNATIONAL di Giften  e De Matteis e perfino quello strano ibrido che è
stato NOCTURNALS del misconosciuto Dan Bereton.
Quindi ho provato ad inserire qualche suggestione in tal senso, magari non ci sarò riuscito per niente, però mi sono divertito e mi auguro che il risultato non sia stato del tutto indigesto.
Adesso mancano sei capitoli prima della parola fine, l'orologio è saldamente fermo a cinque minuti prima della mezzanotte.
Sono sicuro che chi concluderà la storia non ci deluderà, in ogni caso potete star certi che in qualsiasi modo possa continuare la storia dei Super di Admiral City io rimarrò tra gli spettatori ad incoraggiare il lavoro di chi mi seguirà.
Saldamente seduto in prima fila.

Un Piccolo Esperimento per "Il Futuro è Tornato".

Ecco a voi la Settimana Tematica su U.F.O !


Compio un piccolo break nella programmazione  per compiere un ( bieco, biechissimo ma godurioso ) atto di utilizzo privato del mezzo pubblico privato.
Per la prima volta nella blogosfera nostrana una blogzine amatoriale come Il Futuro è Tornato darà vita ad una settimana tematica.
Abbiamo scelto la serie U.F.O di cui abbiamo parlato spesso anche sulle piccole  immeritevoli pagine
virtuali di Nocturnia.
La scelta è caduta sulla serie creata dai coniugi Anderson perché in un certo senso è stata l'origine della passione e dell'interesse per molti nei confronti del fantastico e della fantascienza.

Se il progetto funzionerà sia in termini di interesse che di commenti ripeteremo presto l'iniziativa, magari con altre serie...o magari con saghe cinematografiche, autori ...o perché limitarsi verso correnti , filoni o sottogeneri ben definiti della narrativa.
Per farlo però abbiamo bisogno - io ho bisogno- del vostro sostegno.
Ecco il programma della settimana:

Martedì 23 ottobre.
UFO: 1999 di  Nicola Parisi  (Nick il Nocturniano) che sarei io...Lol !
Mercoledì 24 ottobre.
UFO 2 - il progetto australiano di Giuseppe Massari
Giovedì 25 ottobre.
UFO: i film di montaggio di Giuseppe Massari
Venerdì 26 ottobre.
Le grandi coppie della fantascienza - Gerry e Sylvia Anderson di  Nicola Parisi (Nick il Nocturniano) che sarei sempre io...ri-Lol !
Sabato 27 ottobre.
UFO: come poteva essere di Giuseppe Massari
Domenica 28 ottobre.
UFO: la serie Edifumetto di Giuseppe Massari


L'invito è aperto a tutti.
anche se non vi piace la fantascienza, anche se non avete mai visto U.F.O siete i benvenuti.
Vi aspetto?

POLVERE ALLA POLVERE - Parte Prima.

UN RACCONTO DI NICK PER HALLOWEEN.
Ho scritto questo racconto l'anno scorso, durante il periodo di fallimento della mia azienda. In un certo qual modo mi ha aiutato ad andare avanti.
L'ispirazione mi è venuta da Forte Poerio una struttura presente nel territorio di Mira (Ve).
Forte Poerio è uno di quelle fortificazioni costruite dall'esercito italiano per difendere la terraferma del veneziano in previsione di una guerra contro gli austriaci.
Quella guerra poi scoppiò davvero; noi la conosciamo col nome di Prima Guerra Mondiale, solo che Forte Poerio pur essendo nato da pochi anni era già superato in quanto a tecnlogia militare e praticamente non entrò mai in funzione.
La struttura oggi è di proprietà del comune di Mira che ne ha ricavato un bellissimo parco per la gioia la gioia di mamme e bambini ed è uno dei posti più tranquilli che ci possano essere.
Nondimeno mi é servito come ispirazione per il Forte Malibran del racconto.
Polvere alla Polvere alla fine, per quanto mi vogliate credere o no, è un atto d'amore per la bellissima città che mi ospita.
E non è certo un racconto "soft", siete avveriti.
Se vi piacerà ogni domenica posterò i capitoli seguenti fino alla conclusione.



Le luci delle macchine fuori danzavano come ballerine impazzite, di quelle che alla Dani, la sorella sfigata di Andrea piacevano tanto.
Andrea invece odiava nell'ordine: la sua famiglia originaria di giù; quel buco di culo di paese vicino il fiume Brenta dove erano andati a vivere; le ballerine della Scala che alla sorella piacevano tanto e perfino  sua sorella.
Povera cogliona la Dani! Sempre a sognare.
Non sarebbe mai arrivata alla Scala.
Alla Scala non prendono le ciccione di centoventi chili.
" Dì un pò, "napoli", ti xe indormensato? Movete Terun."*
Risate. A parlare poteva essere stato solo quel cretino di Thomas, arrivato all'appuntamento con la testa già bruciata.
" Stai zitto coglione. Non dimenticare che il fumo ce l'ho io. Vuoi che me ne vada e ti lasci senza?"
Un attimo di silenzio, Andrea capì subito di aver fatto centro; perfino gli accendini con cui i ragazzi già dentro fino ad un attimo prima si erano fatti luce avevano avuto un mancamento.
Solo una voce:
" Fumo?"
Poteva essere solo il cretino di Thomas: ignorante come una capra!
"E' così che giù chiamano la stecca. Dai Andrea non far caso a questo "goldone"**, per piacere sbrigati ad entrare altrimenti ci scoprono."
Tranquillizzato dalla voce di Stefano, il saputello della classe: l'unico che lo trattasse da amico Andrea si decise. Con un ultimo colpo di reni, dopo avere controllato per l'ennesima volta che la stecca di "fumo" fosse ancora al sicuro dentro il suo zaino, superò la finestra dagli scuri cadenti ed entrò nell'edificio.
Nessuno degli occupanti delle poche e frettolose macchine che sfrecciavano fuori li aveva notati,nessuno volle far caso ai motorini lasciati incustoditi; nessuno degli impiegati che tornavano dal lavoro si accorse che quattro ragazzini erano entrati dentro la fatiscente struttura di Forte Malibran. Solo una tranquilla signora dentro una vecchia Polo notò tra le fronde degli alberi mossi dal vento una delle luci tra le stanze del vecchio forte, ma non ci fece troppo caso.
La tranquilla signora aveva fretta: erano tre mesi che raccontava al marito la bugia della palestra con le amiche mentre in realtà si incontrava con il Giorgio,quello dell' Hotel Alle Campane e temeva che il marito sospettasse.
Ma lo stesso non voleva far aspettare troppo il Giorgio.
Ormai conosceva fin troppo bene la strada: le curve, le ringhiere, gli alberi scheletrici, l'incolta vegetazione trasformatasi in giungla a causa delle piogge, perfino il ridicolo forte ormai a pezzi.
I fari inquadrarono pigramente la pietra con l'iscrizione.
CAPITANO MATTIUSSI PROGETTO' E COSTRUSSE. 1912
Era quasi arrivata. Il Giorgio l'aspettava.
Non si accorse nemmeno della polvere sollevata dalle gomme della Polo.
Tanta polvere. Troppa.

1908.

Fuori faceva freddo. E umido, ma il capitano Mattiussi avrebbe preferito di gran lunga essere fuori.
Invece gli toccava di stare dentro quell'ufficio a Venezia e dover ascoltare i discorsi del suo superiore:
".... Le nuove costruzioni dovranno essere pronte nel più breve tempo possibile, lo vuole il Comando: l'intera zona di Venezia dovrà essere fortificata entro tre anni. Mattiussi io e lei sappiamo benissimo che nel giro di tre anni potrebbe esserci una guerra, molti a Roma non vedono di buon occhio l'alleanza con l'Austria- Ungheria. Dobbiamo essere pronti a tutto. Mi sta ascoltando capitano?".
Mattiussi si strinse nelle spalle, a lui quel tipo di discorsi non interessavano, si era arruolato per avere più possibiltà di poter esercitare il suo lavoro d'ingegnere. Non gli interessava l'idea di una guerra, così come non capiva il fanatismo di molti nei confronti delle "terre irredente". Per quello che l'interessava Trieste e Trento potevano tranquillamente tenersele gli Austriaci!
Decise di non sfidare la sorte ed esibì al suo superiore il suo miglior sorriso.
" Certo signore, capisco perfettamente."
La cosa sembrò funzionare, il generale riprese subito a parlare segnando un punto sulla carta :" Ecco. Mentre le costruzioni di Forte Tron e Forte Damo sono già state assegnate,lei è stato proposto per quest'altra costruzione "- il dito grasso segnò un punto nell'area vicina al fiume Brenta- " Forte Malibran sorgerà qui! Tra Malcontenta e Oriago."
Perfetto, maledì Mattiussi, proprio nella zona peggiore di tutte. In quelle terre la gente si ammalava ancora di malaria, il terreno era troppo argilloso per poter essere adatto. Ed era troppo lontano dalla sua Verona.
"Ah,non è tutto"-Proseguì il generale dopo un istante di silenzio, quasi se volesse prepararlo. O osservare la sua reazione:" Le è stato assegnato come supporto il capitano Carugati".
Carugati? Oh no, sacramentò dentro di sé Mattiussi, non di nuovo.
" Generale, la prego, non Carugati. I soldati non sono mai troppo tranquilli con lui. Generale se lo ricorda com'è andata a finire in Somalia?"
L'altro sbattè una manata sul tavolo.
" Quel caso è ancora sotto indagine capitano, e poi Carugati è un ottimo ingegnere. In più a quanto pare lei è l'unico che riesca a tenerlo sotto controllo. Ormai è deciso: vada pure capitano."
Fu un Mattiussi esasperato e furente quello che l' attendente Antonio Fusaro vide uscire dall'ufficio del generale Antinori. Fusaro pur abituato alle sfuriate del capitano, si spaventò lo stesso nel vederlo sbraitare e sbattere la porta.
E sorpassarlo a passo svelto come se nemmeno lo avesse visto. Fu solo nel lungo corridoio che li portava verso l'uscita che il giovane riusci a raggiungere Mattiussi.
"Allora com'è andata?"
" Ci hanno imposto Carugati. Ecco com'è andata" Rispose l'altro lisciandosi nervosamente i baffi a tortiglione.
" Porca...! Carugati ?"
I due uomini, si guardarono tristemente in faccia e poi finalmente all'esterno immersi nella nebbia veneziana, Fusaro per l'ennesima volta ripensò con nostalgia alle vigne assolate di suo padre alle pendici del Vesuvio.
Il giovane si sentì rabbrividire.
Non per il freddo però.


2011.
L'interno era freddo. Freddo e buio.
Appena entrati Stefano si era stupito della quantità di detriti tra i locali del Forte, le vecchie pavimentazioni a forma ottagonale erano ricoperte di stucchi, mattonelle e infissi, mescolati a questi spuntavano ben più prosaici e recenti segni di presenze più moderne: una lattina di birra, i resti di un vecchio fuoco acceso, delle siringhe. Thomas che aveva identificato in un angolo dei preservativi usati non la smetteva di ridere.
"Qualcuno si deve essere divertito molto. Meno male che il "professorino" aveva detto che in questo "letamaio" non ci viene mai nessuno".
Stefano c'era rimasto male, gli altri lo chiamavano il professorino solo ogni volta che volevano trattarlo da "nerd". Non che i loro cervelli sottosviluppati sapessero neanche cos'era un nerd, per inciso.
Ma il senso recondito era quello.
Di solito cominciava Thomas e quel senza palle di Luca lo spalleggiava; lui però aveva avuto un idea : sapeva che Stefano poteva tranquillamente arrivare a procurarsi della "roba di quella buona", così come sapeva che Thomas e Luca erano particolarmente sensibili a quell'argomento. Poteva essere una buona occasione per far si che i due bulletti della scuola lasciassero in pace il "nerd" e quello venuto da fuori.
Perlomeno all'inizio gli era sembrata una buona idea.
Anche andare dentro i locali del Forte era stata una sua iniziativa:stando là dentro, piuttosto che in  camera di qualcuno di loro non avrebbero corso il rischio di essere scoperti dai genitori.
In più il vecchio forte, risalente a prima della Grande Guerra lo aveva sempre affascinato, sin da quando il nonno, l'unico essere al mondo a cui fosse mai importato dell'esistenza del ragazzo, gli raccontava le vecchie storie sul Malibran o sul "vecio" come veniva chiamato in paese.
Così ora sdraiati nel posto più pulito che fossero riusciti a trovare i quattro, tra una rollata ed un tiro l'idea sembrava funzionare. Luca dopo neanche due tiri aveva già gli occhietti rossi mentre Thomas per una volta sembrava la persona più tranquilla del mondo.
Solo Andrea non faceva che lamentarsi della troppa polvere.
"Beh, che ti aspettavi? Il Danieli? Non dovresti essere abituato a vivere nelle topaie tu?"
"O strunz falla finita che se non portavo io il fumo a quest'ora stavi a tirati le pippe da solo in camera tua".
Ossignore,pensò Stefano pulendosi gli occhiali, possibile che Thomas e Andrea non la smettessero mai di punzecchiarsi?
" Sentite mentre fumiamo che ne dite se vi racconto la storia di questo posto?"
Nell'angolo in fondo,quello poco illuminato, Luca che finora era stato in religioso silenzio assaporando la sua canna, la faccia parzialmente illuminata dalla pila accesa emise una risata sguaiata:
"Ma falla finita "genio". Sappiamo tutti quello che è successo quà dentro"
Da qualche parte in lontanza un granello di polvere si smosse senza vento , senza sollecitazioni. Semplicemente si mosse da solo dapprima lentamente poi con sempre maggiore velocità.
Dopo un istante un secondo granello lo segui.
E poi un terzo.

Estate 1909.
I lavori procedevano a rilento e Giovanbattista Mattiussi era esasperato, non solo l'area scelta dall'alto comando era una fogna a cielo aperto ma quel maledetto Carugati si era rivelato perfino peggio di come se lo ricordava;non solo si presentava sul cantiere perennemente ubriaco, ma disattendeva in continuazione i suoi ordini. Anche su piccole cose, però ogni giorno ce n'era una nuova.
Come se non bastasse l'alto comando gli aveva inviato poco personale militare in supporto. Ragioni logistiche, gli era stato detto. In realtà a quanto pareva molti ufficiali avevano abilmente dirottato i propri uomini verso altre destinazioni ritenute più facilmente destinate al successo.
E poi c'erano stati gli incidenti.
Già gli incidenti; per ovviare alla scarsità di lavoranti militari Mattiussi aveva assunto molta manodopera tra gli abitanti del luogo. Inizialmente gli abitanti di Oriago erano stati ben contenti di guadagnare qualche lira in più ma dopo nemmeno una settimana avevano cambiato idea. Prima era stato un mattone che si era staccato a cadere in testa a un carpentiere che stazionava in basso, qualche giorno dopo era stato un operaio a precipitare da un soppalco.
Poi altri incidenti, piccoli e grandi. Sempre ad operai della squadra assegnata a Carugati.
Così erano arrivati al punto che molti si rifiutavano di venire a lavorare.
No. Decisamente Forte Malibran non nasceva sotto buoni auspici; proprio no.
Giovambattista Mattiussi buttò via le carte e i progetti; in quel momento avrebbe semplicemente voluto essere lontano da quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini.
O in alternativa, spaccare la faccia ad Alvise Carugati.
*    *     *   *        *      *     *
Antonio Fusaro da tempo non desiderava più di trovarsi tra i campi del padre, e non sognava più nemmeno l'assolato clima della sua Napoli; tra le nebbie venete ormai si trovava bene lui.
Gli era bastato conoscere Dora, la Dorina, come la chiavano tutti e subito si era perso nei profondi occhi scuri della ragazza. Da quel giorno  Antonio passava tutti i suoi momenti liberi alla Locanda Alle Campane dove la ragazza serviva come cameriera.
Lei apriva sempre le porte della locanda per lui e in privato gli apriva ben altro. Così quel ragazzo, che in vita sua non era mia stato con una donna, nemmeno con le professioniste dei bordelli, tra le braccia della Dorina aveva scoperto un universo completamente sconosciuto.
Le rotonde e matronali tette di lei erano diventate tutto il suo mondo, le sue natiche gli avevano fatto dimenticare perfino il ricordo della fidanzata giù al paese. E la fessura della ragazza ogni volta che lo reclamava gli faceva decidere ogni giorno di più di fermarsi in quel paese.
E di rimanere sempre avvinto a lei.
Perfino il padre di lei, un burbero e sospettoso, contadino aveva accettato quell'insolito fidanzamento, e permetteva alla ragazza, magari accompagnata dalla sorella minore Adele, di portare un fazzoletto col pranzo al "suo" napoletano fino a dentro il cantiere.
Antonio Fusaro era un uomo felice. Con una piccola nube.
Aveva notato come quel vecchio laido di Alvise Carugati guardava le due ragazze quando si presentavano sul cantiere. In particolare come guardava Adele che era poco più che una bambina.
E quello sguardo lo spaventava.
( Continua...)
* Traduzione dal dialetto diffuso nella provincia di Venezia:
"Ti sei addormentato? Sbrgati terrone."
** Il goldone in dialetto veneziano è il preservativo, l'espressione viene anche utilizzata come sinonimo di coglione.

THE AVENGERS (2012)

Nick Fury è preoccupato, nelle mani dello S.H.I.E.L.D già da tempo giace un misterioso oggetto: il Tesseract. Quando il dio in esilio Loki con l'aiuto di non ben identificati alleati trafuga l'artefatto alieno, Fury comprende che è arrivato il momento di tenare il tutto per tutto. 
Aiutato dall'idealista agente Coulson e dalla Vedova Nera un ex spia russa, Fury tenta di raggruppare gli eroi più forti della Terra in una task force per contrastare Loki.Ma non tutti gli eroi sembrano entusiasti dell'idea di lavorare in gruppo.
Bruce Banner desidera solo essere lasciato in pace e non ha alcuna volontà di lasciare campo libero al suo ingombrante alter ego; Thor inizialmente è combattuto tra l'affetto per il suo fratellastro Loki e il senso del dovere; Capitan America ancora non si è abituato del tutto a non vivere più negli anni quaranta.
In quanto a Iron Man\ Tony Stark, quest'ultimo è semplicemente troppo individualista per poter lavorare in gruppo.
Solo la Vedova Nera pare disposta a tutto pur di aiutare l' agente Clint Barton meglio conosciuto come Occhio di Falco manipolato dai poteri di Loki.
Ma le cose sono molto più complesse di quello che sembrano: c'è un nemico più pericoloso dello stesso Loki che trama nell'ombra.
E che probabilmente regge anche le fila del gioco.


Diciamolo subito solo uno come Joss Whedon sarebbe stato capace di portare a termine un film come questo senza sprofondare nel ridicolo.
Troppi erano i protagonisti da gestire, troppe le storie pregresse raccontate nei film precedenti in cui comparivano gli eroi Marvel ,inoltre serviva una storia che potesse rendere giustizia ad ognuno dei personaggi coinvolti per evitare il rischio "ammucchiata".
THE AVENGERS era da anni una sorta di proibito oggetto del desiderio da parte dei Marvel Studios nonchè della Walt Disney che ne detiene i diritti, praticamente la maggior parte dei film messi in piedi negli ultimi anni con i personaggi della (ex) Casa delle Idee in questi ultimi dieci anni tendevano a giungere a questo risultato.

Mancava però il regista giusto.
Whedon, oltre alla passione ha avuto l'intuizione giusta: i suoi Vendicatori sono simili alle tante "famiglie allargate" che ci ha propinato in tante sue precedenti serei televisive:individui adulti, senza legami familiari o amicali pregressi che scelgono di lavorare e\o vivere assieme, per affinità elettive o perché si rendono conto, superato un iniziale momento di adattamento di avere più cose in comune di quanto pensino.
Stessa cosa avveniva, sia pure in maniera parzialmente differente con le cacciatrici nell'ultima stagione di BUFFY, o con il Vampiro dotato di anima e soci all'interno dell' Hotel Hyperion durante quasi tutta la serie di ANGEL.



In più Joss Whedon dispensa a piene mani la sua filosofia da "nerd integrato nel sistema", , in particolare con la figura dell'agente Coulson ( un azzeccatissimo Clark Gregg); sarà proprio Coulson, la causa finale che, dopo una non facile convivenza iniziale convincerà i "Vendicatori" ad agire insieme.
Il character sembra praticamente nato quale avatar dello stesso regista: paradigmatica la scena in cui Coulson chiede ad un incredulo Captain Steve Rogers se gli può firmare la sua collezione di cards vintage, dedicate proprio a Capitan America.

Attenzione Spoiler: il personaggio ha avuto talmente successo, che nonostante alcuni avvenimenti che avvengono nel corso del film, che a quanto pare, tornerà in future produzioni come l'annunciata serie sullo S.H.I.E.L.D Fine Spoiler.


L'insidia maggiore di THE AVENGERS era rappresentata proprio dalla sua coralità, il rischio era di non riuscire a coordinare tutti i personaggi, la maggior parte provenivano da film precedenti di cui erano protagonisti "a solo" e a rendere comprensibile la storia anche a quelli che non avessero visto i film in questione e anche ai non lettori dei fumetti Marvel.

la sfida, secondo me, può considerasi vinta: non solo la sceneggiatura concede spazio adeguato, a tutti i coprotagonisti ponendoli anche in momenti diversi tutti sotto i riflettori ma la maggior parte degli attori risultano in un vero e proprio stato di grazia.
Una vera e propria rivelazione è rappresentata da Mark Ruffalo, che fornisce una bella interpretazione del Dottor Bruce Banner-anche di Hulk in digitale- regalando finalmente un attore credibile al gigante verde. Perfetto anche Chris Evans, oramai un veterano delle produzioni Marvel, completamente a suo agio nel descrivere un uomo che cerca di adattarsi a un tempo che non è il suo come Capitan America.
Anche l'australiano Chris Hemsworth e l'inglese Tom Hiddleston riprendono i loro ruoli di Thor e Loki il dio degli inganni, le scene migliori fornite dai due attori sono proprio quelle in cui i loro personaggi interagiscono tra loro. Prendiamo ad esempio il primo incontro che avviene tra Thor e Loki nel film, non assistiamo ad uno scontro tra nemici, ma al dolore del Dio del Tuono per un fratello considerato perso.
Sono questi piccoli particolari che rendono appieno la bravura di Whedon come sceneggiatore e come regista, perchè non solo descrive i personaggi con pochi tocchi, con lievi semplici pennellate ma perché dà allo spettatore esattamente quello che esattamente ci si aspetta.
Senza per questo sminuirlo o renderlo plateale oppure scontato.


Più defilati invece Jeremy Renner e Scarlett Johanson, mentre il buon Samuel L. Jackson col suo Nick Fury fornisce una delle sue solite recitazioni oneste, mediamente buone ma niente di più. C'è però un mattatore assoluto - e non potrebbe essere altrimenti - ed è il grande Robert Downey Jr che sembra aver ritrovato la sua maturità artistica in questi ultimi anni proprio con i film di IRON MAN.

Anche in THE AVENGERS ritroviamo quindi il Tony Stark sbruffone, esagerato tutto genio e sregolatezza di  Downey Jr  il vero e proprio valore aggiunto del film.

Ma THE AVENGERS può dirsi un film riuscito?

Ecco, in questa domanda sta tutto la chiave del discorso, sicuramente è un film furbo, anche ruffiano per certi versi: un prodotto confezionato in maniera da toccare le corde giuste, nei momenti giusti, una perfetta macchina ad orologeria in cui niente delude: le battute arrivano nei momenti in cui servono, il meccanismo
formazione-sconfitta-redenzione e vittoria degli eroi non fa una piega.
Ci sono degli stereotipi, però.  E tanti.
Tuttavia questa è una di quelle rare volte in cui la commercialità del prodotto non rappresenta un limite, ma una qual certa garanzia di non  andare incontro ad una delusione.



Ridiamo tutti quando Hulk esclama nei confronti di Loki quella che è ormai diventata la battuta simbolo del film. Nel momento in cui Loki stesso in terra tedesca ordina ai mortali di adorarlo, ancora prima che termini il gesto indoviniamo subito tutti che ci sarà almeno una persona, un anziano, che si rifiuterà di obbedirgli rimanendo orgogliosamente in piedi.

La cosa non ci disturba però, perché è esattamente quello che ci aspetteremmo da un prodotto del genere.
Lo stesso Whedon, poi, pur limitando molto la sua natura Pop e citazionistica non rinuncia a mandare una strizzatina d'occhio ai suoi fan di lungo corso affidando un ruolo secondario ad uno dei suoi attori feticcio, quell' Alexis Denisoff già comparso in praticamente tutti i serial del regista di New York, da BUFFY ad ANGEL passando per la sfortunata DOLLHOUSE, un ulteriore modo per avvertire gli spettatori, che in fondo, il primo a divertirsi  nel realizzare questo film è stato proprio lui.


Ultime curiosità: come da tradizione nei film Marvel appare un breve cammeo di Stan Lee, in più nella versione originale la voce di Hulk (quelle rare volte che parla) è affidata a Lou Ferrigno, l'interprete della indimenticata serie anni settanta.

Poche Gentili Parole per Michael O' Hare.

Questo post esce in contemporanea anche per la blogzine IL FUTURO E' TORNATO che diventa sempre più bella, nel frattempo ho terminato il mio capitolo per 2MM, in uscita martedì prossimo. Adesso ho un impegno in meno e un poco di tempo libero in più.
Di conseguenza stasera mi metto al lavoro per qualche nuovo post.
Voi avete preferenze o richieste particolari in proposito ?


Da sempre sono un appassionato di serie televisive, in questo senso Babylon 5 per anni in Italia è stato una sorta di strano oggetto del desiderio per tutti gli appassionati , acquistata dalla Rai,  trasmessa male e a orari da sonnambuli, con intere stagioni saltate perchè tanto chissenefrega, recuperata dal defunto Canal Jimmy esclusivamente per la piattaforma satellitare sia pure tra alti e bassi e solo da poche settimane entrata a far parte del palinsesto della benemerita Rai 4.



Insomma quella della serie creata dal geniale J. Michael Straczynski in Italia è una storia che grida vendetta e che ha impedito a molti anche semplicemente il potersi avvicinare ad una delle migliori serie televisive tout court di tutti i tempi, probabilmente una delle poche in grado di creare una sua mitologia paragonabile a quella di Star Trek.

Ho già detto  che amo le serie televisive?
Bene, le amo anche perché mi piace riconoscere dei volti degli attori, le loro vite, riconoscerli quando compaiono in nuove serie o nuovi film, alla fine è come se diventassero dei vecchi amici.
Inoltre uno dei particolari che ritengo più interessanti  in proposito sono le trasformazioni che avvengono all'interno dei vari telefilm: i cambi in corso di sceneggiatura,ruoli soppressi,le  uscite e le entrate dei vari attori,  le loro evoluzioni, anche gli errori di percorso.
In questo senso B5 rappresenta per me un caso da manuale: nel corso della vita di un serial, sopratutto in quelli di natura corale capita spesso  che cambino i ruoli dei comprimari e gli attori che li interpretano, spesso dal Pilot alle stagioni regolari, altre volte da una stagione all'altra.
Ma stiamo parlando di comprimari.
E' molto più raro ed eclatante quando capita che venga sostituito quello che, in pratica, dovrebbe essere l'attore e il personaggio protagonista dello Show.
In B5 capita anche questo: nella prima stagione c'è un protagonista predominante , il Comandante Jeffrey Sinclair uno su cui sembra siano costruiti tutti i destini dell'umanità,  poi....Pouf ... nella  seconda stagione arriva un nuovo protagonista : il Comandante John Sheridan
e cambia tutto. Perfino molte delle sottotrame destinate in 
origine per il primo protagonista passano quasi completamente in blocco al nuovo comandante.

E la cosa risulta ancora più  stupefacente perchè Sinclair  è
un poco la summa di tutta la filosofia di  Straczynski su come dovrebbe essere un personaggio.
Anzi si rivela un personaggio perfetto, forse fin troppo perfetto.

Immaginate un leader con un passato da combattente, calmo e pacato nelle decisioni, visto con sospetto dall' establishment militare e politico terrestre a causa della sua onestà e indipendenza di pensiero, amato dai suoi collaboratori
e sottoposti per lo stesso motivo.
  Rispettato perfino dai suoi ex nemici, la razza dei Minbari - per un motivo fondato certo, un motivo che ha a che fare sia con il passato che con il futuro delle razze umane e minbari. Destini in cui, guarda caso, si rivelerà determinante proprio il personaggio di Sinclair - insomma un eroe, fin troppo delineato, prigioniero della sua stessa perfezione, non in grado di potersi sviluppare oltre un certo punto.

Forse proprio questo è stato il motivo per cui alla fine della prima stagione il produttore ha deciso di sostituire il suo protagonista, con un nuovo personaggio da mettere a capo della quinta della stazioni Babylon.  Infatti a differenza del suo predecessore, il nuovo Comandante John Sheridan, interpretato dal' altrettanto bravo Bruce Boxleitner si dimostra imperfetto, fallibile,  meno cerebrale e più pronto all'azione rispetto a Sinclair, però  grazie alle sue imperfezioni  anche meno statico, più malleabile ai fini dell'evoluzione della trama.
Evoluzione, che per inciso avrà e che lo porterà a risultati  inaspettati.

Niente però rimane irrisolto nell' universo di B5, anche  Jeffrey Sinclair, avrà una sua conclusione come personaggio: dopo essere stato protagonista assoluto di SIGNS AND PORTENTS (questo è il nome collettivo dato alla prima stagione del serial) compare in una manciata di episodi nelle stagioni successive  per  chiudere il cerchio (in tutti i sensi ) della vita del  character.


Rivedendo i vari episodi del serial man mano che ripassano su Rai4, o ripassando il mio sempre più consunto cofanetto contenente i primissimi episodi, mi rendo sempre più conto che in  B5  viene praticata una recitazione vecchio stile, dai toni ariosi, concentrati, quasi teatrali.
E dal mondo del teatro proveniva lo stesso Michael O' Hare, l'interprete di Sinclair; un attore atipico per la fantascienza, una di quelle persone gentili ma schive che non fanno parlare molto di sè.
Infatti se non ci avesse pensato lo stesso J.M. Straczynski a divulgare la notizia dubito che si sarebbe saputo tanto presto della morte dell'attore a soli sessant'anni per infarto il 28 settembre di quest'anno, dopo cinque giorni di coma.

I due erano rimasti in buoni rapporti, la chiusura del contratto a sentire entrambi era avvenuta di comune accordo, del resto la televisione non era per niente il mondo di O'Hare che a essa preferiva i palcoscenici di
Broadway.

L'attore, originario di Chicago esattamente come il suo personaggio riusciva a mettere d'accordo tutti quanti,  anche a superare quelle vere e proprie barriere della mente che esistono tra individui : tra le altre cose era stato il primo attore bianco a vincere l' AUDELCO , un prestigioso premio messo in palio dalla comunità teatrale afroamericana.
Poi erano arrivati TJ Hooker; Law & Order e poco altro, anche nella sua vita privata non si conosceva molto, non amava che se ne parlasse troppo.
Alla fine, si può dire che esattamente come il suo personaggio, anche l'uomo Michael ha concluso il suo ciclo  senza rimpianti e sopratutto facendo tutto quello che doveva e voleva fare.

         Michael  O' Hare  ( 6 maggio 1952- 28 Settembre 2012)


Ricordando il passato

Ricordando il passato
 
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